- CROLLO BORSE E ECONOMIA MONDIALE : -

16-09-2008: Il crac della Lehman travolgerà pure l’Italia?

Scaricata dal Tesoro, fallisce la quarta Banca d’affari Usa: 6mila licenziati in Europa, Borse a picco.

Tra Lehman Brothers e Alitalia c’è una certa parentela, piuttosto interessante. Lehman è la quarta Banca d’affari americana, con 158 anni di vita alle spalle. A causa dei mutui subprime (mutui fasulli, in cui chi ha preso i soldi in prestito troppe volte non è in grado di restituirli) si è trovata con 53miliardi di titoli illiquidi, cioè pezzi di carta che nessuno voleva più comprare e che quindi valevano zero; una perdita solo negli ultimi tre mesi di 3,9miliardi di dollari; debiti per 613miliardi. Ha chiesto aiuto al ministro del Tesoro americano Henry Paulson e questi ha tentato di adottare una soluzione in stile Alitalia: creare una bad company, dove infilare tutti i problemi di Lehman; e una good company, dove tenere la roba buona, da vendere.

E come è finita?

Della bad company avrebbero dovuto farsi carico una decina di grandi banche americane, un pezzetto ciascuna. La compagnia buona doveva essere comprata da Barclays, la grande Banca inglese. Anche Alitalia. Una polpa da vendere ai 18 soci che hanno fondato la Cai. E della robaccia da far trattare al liquidatore Fantozzi. Solo che da noi la politica ha fatto pressioni folli. Mentre in America, il Tesoro e la Fed, constatato che Barclays avrebbe comprato solo con una garanzia dello Stato e che le dieci Banche destinate a prendersi in carico la bad company non ne volevano sapere, hanno abbandonato al suo destino la Lehman che ieri ha dichiarato fallimento. Il più grande fallimento della storia americana.

Beh, meglio il sistema nostro, no?

Mah. Gli americani avevano già salvato con i soldi dei contribuenti Bear Stearns e le due Banche da mutui Fannie Mae e Freddie Mac. Operazioni che erano costate ai cittadini di quel Paese più o meno 230miliardi. Poi Merryl Linch, che stava per chiudere, è stata comprata da Bank of America e l’ha scampata all’ultimo momento. Con Lehman i poteri pubblici si sono dovuti fermare anche perché stanno arrivando altri grossi problemi: la società di assicurazione Aig e soprattutto i tre colossi dell’automobile General Motors, Ford e Crysler che sono con l’acqua alla gola e vorrebbero sovvenzioni fortissime per tirare avanti. Può però lo Stato salvare tutti? Ecco il problema.

Ma se non li salva lo Stato, chi li salva?

Appunto. Perché l’altro corno del dilemma è: possono saltare tutti per aria? Apparentemente sono a rischio praticamente tutti. Al punto che Lester Thurow ha detto che, nonostante il caso Lehman, lo Stato in altre situazioni come quella non potrà non intervenire.

Per problemi di questo tipo, andrebbe meglio la vittoria di Obama o quella di McCain?

Le do la risposta di Lester Thurow: “Non fa quasi differenza. Il prossimo presidente non avrà scelta perché erediterà una crisi che si potrà risolvere con strumenti obbligati”.

E in Europa? E in Italia?

Ieri le Borse sono andate giù di brutto ovunque. In Europa si sono bruciati 125miliardi di euro di valore delle azioni. La Bce ha messo a disposizione delle Banche 30miliardi, in modo da far circolare un po’ di denaro. Il problema è se qualcuno degli istituti europei era esposto con Lehman, se cioè c’è qualcuno in Europa e in Italia che deve avere dei soldi dalla Banca fallita, soldi che evidentemente non vedrà più. Nella lista dei primi trenta istituti esposti non ci sono nomi italiani e, da quello che si è capito fino ad ora, le nostre Banche dovrebbero passarla liscia. C’è però il problema di certe posizioni “swap”, uno strumento derivato particolare col quale le Banche si assicurano reciprocamente in genere sui cambi o sui tassi. Chi dei nostri aveva incrociato la propria cassa con quella di Lehman? Non si sa, perché Lehman non era obbligata a registrare queste posizioni. Saranno gli stessi creditori a rendere note le loro posizioni e per questo dovrebbe esserci già in settimana un incontro in America. Infine Lehman aveva filiali in Europa e in Italia. A Milano ci sono adesso 120 licenziati in tronco e a Roma 20. In tutta Europa la forza lavoro a un tratto disoccupata per via del fallimento della Lehman è di 6000 persone. Negli Usa i dipendenti di questa Banca sono 25mila: ieri i fotografi si sono sbizzarriti a riprendere distinti giovanotti vestiti di nero che portavano in strada scatoloni pieni di documenti. Servizi di colore per un evento che appena un anno fa pareva incredibile: Lehman chiuse il 2007 con un utile record di 4,2miliardi di dollari. Erano, evidentemente, utili di carta straccia.

17-09-2008: Ma questa crisi è davvero così grave?

Sì. Le Borse scendono ancora e dopo Lehman potrebbe fallire la più grande assicurazione del Mondo.

Ieri le Borse sono di nuovo andate giù e Milano è tornata ai livelli del 2004. Gli utili trimestrali di Goldman Sachs sono calati del 70% ed è molto probabile che prima di stasera fallisca la più grande compagnia assicurativa del Mondo, la American International Group (Aig), con conseguenze forse ancora più devastanti di quelle provocate dalla Lehman. Tuttavia si deve richiamare l’attenzione su un’intervista concessa da Tremonti al Tg1. Le cose da ricordare sono due. Primo: “Le crisi finiscono, prima o poi”. Secondo: “L’Italia ha un sistema assicurativo e pensionistico abbastanza solido, molto più che altrove: in America se la Borsa va male, vai a mangiare il kitkat (scatole di carne per i gatti) nella roulotte, da noi no. Le famiglie non sono indebitate, non sono mai state prese dalla vertigine del consumo a debito e con i mutui sono abbastanza a posto”.

E’ vero?

Sì. Oddio, le famiglie italiane che erano indebitate pochissimo 10 anni fa, hanno oggi il 40-50% del reddito impegnato in rate e le Banche, che stanno tentando una politica delle carte di credito più aggressiva di un tempo, spingono perché questa esposizione cresca ancora di più. Non dimentichiamo che il debito è il business delle Banche. Diffidiamo altamente tutte le volte che le Banche ci propongono qualcosa. Sui mutui, il ministro potrebbe fare qualcosa di più per costringere le Banche a concedere la portabilità e a non strangolare i clienti che chiedono rate più basse in cambio di un allungamento dei tempi di restrizione. Con queste avvertenze, è vero che stiamo meglio degli altri e che in Europa le aree più a rischio dovrebbero essere quella delle Banche tedesche e delle Banche britanniche. Ieri la scozzese Hbos ha perso il 21,72% ..

E quella compagnia d’assicurazione americana?

L’Aig? E’ lo sponsor del Manchester United. Ha un’esposizione sui derivati che si aggira sui 441miliardi di dollari. Oggi dire “derivati” è come dire “spazzatura”. Anche ammettendo che non sia tutta spazzatura, dentro i 441miliardi c’è di sicuro una perdita immensa. L’amministratore delegato Robert Willumstad è andato a chiedere soldi alla Fed e la sede di New York della Fed ha trovato una linea di credito di 20miliardi. E’ servita, pare, per guadagnare qualche ora. La Fed nazionale sta cercando un pool di Banche che prestino 70-75miliardi. Entro stasera. Altrimenti, ciao.

Perché questo fallimento sarebbe più grave di quello di Lehman?

Aig assicurava le Banche che compravano derivati dal rischio che i derivati fossero carta straccia. Capisce? Io Banca compro un mutuo subprime, ho qualche dubbio che sia incassabile e allora pago qualcosa a un’assicurazione perché, nel caso, mi rifonda della perdita. Quindi, se crolla Aig, una gran quantità di Banche si ritroveranno scoperte. Quante Banche e per quali importi, non si sa. Una cosa sicura è che la sparizione di Aig renderà ancora più difficile far circolare il denaro.

Cioè?

Quando lei deposita in Banca mille euro, la Banca li presta subito a qualcuno. Cioè: le Banche non hanno mai soldi propri in cassa e se hanno bisogno di capitali se li fanno prestare.

Vuol dire che se la Banca mi concede un mutuo, i soldi che mi presta sono a loro volta prestati da un’altra Banca?

Esatto. La Banca lucra sulla differenza tra i due tassi. E tutto il sistema si basa sulla ragionevole certezza che i soldi in viaggio dalla banca A alla banca B a un certo punto faranno il percorso inverso e con gli interessi. Ma da un anno questa fiducia è venuta meno, per via dei subprime: nessuna banca si fida di prestar soldi a un’altra banca o, per lo meno, i tassi tra banca e banca sono saliti parecchio e di denaro ne gira molto meno. Tenga conto che le banche sono indebitate per dieci volte il capitale che hanno in custodia. Perciò il blocco del sistema – detto “credit crunch” – è un vero guaio. Per questo le banche centrali “immettono liquidità”, cioè prestano denaro alle banche in modo che non vadano in tilt. In questi giorni la Fed accetta come garanzia praticamente qualunque spazzatura. E la Bce ha immesso nel sistema 30miliardi lunedì e 70 ieri. Anche Draghi ha detto che questa crisi finanziaria “è una delle più gravi e complesse della storia”.

18-09-2008: Questa crisi è peggio di quella del 1929?

Finora gli effetti sono stati minori, ma grazie agli Stati che hanno salvato Banche e immesso denaro.

Le ultime notizie sul terremoto finanziario che sta sconvolgendo il pianeta sono le seguenti. American International Group (Aig), la più grande compagnia di assicurazione del Mondo, ha avuto dalla Fed un prestito di 85miliardi di dollari, che, in cambio, si è fatta consegnare il 79,9% delle azioni diventando così padrona del gruppo. Questo esborso ha però messo in crisi la stessa Fed, che non ha capitali illimitati e ha chiesto al ministero del Tesoro di mettere a disposizione nuovi fondi (attraverso aste a cui potranno partecipare anche altre Banche). Aig deve restituire i soldi in 2 anni e, intanto, “vendere ordinatamente” quello che ha. Si capisce quindi che la chiusura del gruppo non è affatto scongiurata. Wall Street che aveva registrato un buon fine seduta grazie alla notizia del salvataggio dell’Aig, ieri è di nuovo andata giù di oltre il 4% (Aig del 45%) trascinando con sé le Borse europee per una perdita complessiva di valore di altri 123,8miliardi di euro. Il conto perdite complessivo delle Borse europee in una settimana si avvicina ai 600miliardi di euro. Le perdite americane del solo sistema bancario stanno intorno ai 1.500miliardi di dollari. Negli Stati Uniti, le due aziende messe peggio sono in questo momento Goldman Sachs e Morgan Stanley, che starebbero pensando di fondersi. A Londra starebbero per fondersi Hbos (valore in Borsa dimezzato l’altro ieri) e Lloyds. Washington Mutual (o WuMu) dovrebbe essere acquisita da JP Morgan.

Questi nomi sconosciuti mi mettono in agitazione. A casa mi domandano tutti se stiamo peggio del 1929 o no.

Nel 1929 le autorità americane decisero di non intervenire e che il mercato facesse da sé. Il collasso generale che ne seguì portò a 3 anni di ribassi consecutivi. Se ne uscì prima con un piano di rilancio dell’economia basato sulla realizzazione di grandi opere pubbliche (la mente di questo piano era l’economista John Maynard Keynes), poi con la guerra. Sia la realizzazione di grandi opere pubbliche che la guerra vanno considerati interventi dello Stato. Quindi, dal 1929 impariamo questo: che di fronte a catastrofi economiche immani come quella, e come questa, senza intervento dello Stato non si va da nessuna parte.

Questa è una catastrofe immane?

Sì, e finora le conseguenze non sembrano tanto gravi perché la mano pubblica è intervenuta con decisione: il ministero del Tesoro americano o la Federal Riserve negli Stati Uniti e in Europa la Bce, che ha tenuto aperti i cordoni della Borsa, o la Banca d’Inghilterra, che l’anno scorso ha salvato Northern Rock. O la Merkel che in Germania ha imposto una serie di fusioni tra Banche regionali. Bernanke è uno studioso del 1929 e una volta ha sostenuto che, ripresentandosi quelle circostanze, lui manderebbe a bombardare di banconote la città.

Perché allora far andare a picco Lehman?

Perché il sistema, in quel momento, poteva sopportare quel fallimento. Ieri infatti Barclays ha tirato fuori 1miliardo e 100milioni di sterline e comprato un bel po’ di attività della Lehman. Sollievo e parecchi posti di lavoro salvati (naturalmente bisogna essere disposti a lasciare New York e andare a Londra). Invece la morte di Aig avrebbe avuto conseguenze incalcolabili: tutto il pianeta è in qualche modo connesso con quella assicurazione.

Non c’è un’ingiustizia in ciò?

Parecchie. Le Banche, uniche responsabili di questo sfacelo (che hanno provocato per ingordigia), troppe volte invece si salveranno. Il contrasto all’inflazione mondiale sarà più debole, perché continuando a immettere liquidità nel sistema si toglie valore al denaro. D’altra parte, i debitori sognano sempre di essere salvati dall’inflazione, specialmente se la loro esposizione è a tasso fisso. Le banche, finora sempre iscritte al partito dei creditori, stavolta si trovano dall’altra parte della sbarra. Infine, i salvataggi pubblici confermeranno che il problema non è indebitarsi ma essere abbastanza grossi (cioè contrarre debiti abbastanza giganteschi) da rendere obbligatorio il salvataggio. Così gli ex amministratori delegati mascalzoni, che ora se ne stanno a prendere il sole ai Carabi con le loro liquidazioni miliardarie, appena possibile ricominceranno a far danni.

Quindi?

Quindi, per ora, con i soldi che abbiamo compriamoci della terra o dei quadri e non pezzi di carta. Oppure godiamoci la vita. O, come ha consigliato un grande economista a un grande giornale ieri, mettiamo i soldi sotto il materasso.

20-09-2008: Le Borse ora volano, ma che cosa è successo?

Il governo Usa ha deciso di garantire per le Banche e ha ridato fiducia. Presto per valutare se basterà o no.

A Wall Street il Down Jones ha guadagnato il 3,31%. Milano ha segnato addirittura il +7,7%, il più grande rialzo da quando esiste la Borsa. Il resto del Mondo a seguire, con una ripresa delle quotazioni in genere consistente. E’ successo che la Banca Centrale americana, cioè la Federal Riserve, d’accordo con il ministro del Tesoro americano Henry Paulson, ha deciso un piano finanziario straordinario, che si annuncia più o meno di mille miliardi di dollari. In pratica lo Stato americano si accinge a garantire tutte le Banche americane facendosi carico dei titoli spazzatura fino a un migliaio di miliardi di dollari. In questo modo, non c’è più da aver paura e si può tornare a nutrire fiducia. “Banche – dicono praticamente il governatore della Fed Ben Bernanke e il ministro Paulson -, prestatevi pure i soldi tra di voi, tanto garantiamo noi”. Avevamo spiegato che i titoli marci custoditi nei frigoriferi degli istituti avevano indotto una diffidenza invincibile negli altri commensali del credito: nessuno voleva sedersi a tavola con nessuno, cioè nessuna Banca voleva più prestare denaro a nessun altra Banca. Permanendo questa fiducia, si sarebbe arrivati al collasso generale e finale. Disastri di questa natura possono essere affrontati solo dallo Stato e il governatore Bernanke, studiando la grande crisi del 1929, aveva detto tanti anni fa che di fronte ad un’altra congiuntura di quel tipo lui avrebbe bombardato le città americane di banconote. Ed ecco infatti il bombardamento: mille miliardi a disposizione! Sommati a quello che Fed e Bce hanno tirato fuori finora, le perdite da subprime hanno l’aria di valere 5-6000 miliardi.

Ne siamo fuori o no?

Non lo so. Intanto, la crisi finanziaria esce a questo punto dal dibattito elettorale e permette e McCain di rintuzzare su un argomento forte di Obama. Dietro questa decisione c’è anche questo. Per un paio di mesi infatti il sistema dovrebbe tenere e poi si vedrà. Certo, per trovare i mille miliardi il Tesoro dovrà indebitarsi. Il debito pubblico americano è già ora più alto del nostro, equivalendo al 120% del Pil. In cifre: 15miliardi di dollari, dopo la costosa nazionalizzazione di Fannie & Freddie. Si finanzieranno emettendo titoli e stampando banconote. Inflazione a go-go. E schiacceranno di tasse i contribuenti. Per un paio di mesi – il tempo del voto – potrebbe funzionare...

Questi mille miliardi sarebbero l’ ”immissione di liquidità” di cui si parla di continuo?

Sì. Le banche stanno ferme, si tengono cioè “all’asciutto”, e allora la liquidità per gli scambi la forniscono (la “immettono”) le banche centrali. Se il denaro non gira (se non c’è liquidità in circolazione) il sistema collassa.

E che cosa significano quelle altre espressioni che leggo sempre, “bruciati 100 miliardi” ..?

Se oggi un’azione vale 10 euro e domani ne vale 8, si può dire che “si sono bruciati 2 euro”. Quando la Borsa scende, si calcola il valore di ieri di tutte le azioni in circolazione e lo si confronta con quell odi oggi. La differenza tra i due numeri è il valore di ciò che è stato bruciato. E’ comunque una metafora: la “bruciatura” – la perdita vera – si ha quando si vende l’azione. Finché l’azione me la tengo, la perdita è soltanto teorica.

Ma allora è semplice. Basta non vendere.

Mica tanto. E se l’azione arriva a zero? E se dopo essere scesa da 10 a 1 non risale più? C’è anche l’altra regola: meglio contenere le perdite e vendere a 5 quello che si è comprato a 10 piuttosto che stare fermi e perdere tutto. Una certa saggezza spicciola dice di “non pisciare contro il vento di Borsa”. Cioè: se tutti vendono, ci sarà una ragione e quindi vendi anche tu. Regola mezzo fasulla. I veri artisti del listino sono quelli che vanno controcorrente e magari vendono titoli che non hanno.

Come sarebbe?

Si chiamano “vendite allo scoperto”: siccome il giorno in cui il venditore deve consegnare il titolo al compratore è diverso dal giorno in cui si fa l’operazione, si può vendere oggi qualcosa che dovremo consegnare – mettiamo – tra una settimana. Se la quotazione nel frattempo scende, compreremo il titolo guadagnando (“ci copriremo”) per consegnarlo al nostro acquirente. E’ un gioco d’azzardo che, proprio ieri, negli Stati Uniti, hanno proibito. Wall Street è andata giù anche per questa ragione.

27-09-2008: Come finirà se fallisce il piano Bush sulla crisi?

Le Borse sono nervose: senza i 700miliardi del governo Usa si rischia il crollo dell’intero sistema bancario.

Il piano americano da 700miliardi non si riesce ad approvare, ieri le Borse sono di nuovo precipitate e il saldo settimanale delle contrattazioni in Europa è rosso. E’ saltata per aria Washington Mutual, a quanto pare il più grande fallimento della storia. Stanotte Bush rivolge un appello alla nazione perché se il piano da 700miliardi non sarà varato prima di lunedì, si prevede un’apertura di Wall Street catastrofica e la possibilità che i fallimenti si succedano a catena. La Federal Riserve ha già impegnato 500miliardi (la metà delle riserve) per soccorrere il mercato. Bush ha voluto vicino a sé i due candidati (fatto inaudito) e nell’appello dell’altra notte ha pronunciato parole che, nella storia americana, non si sono mai sentite: “L’economia degli Stati Uniti è in pericolo”. Significa che le Banche di quel Paese potrebbero fallire tutte.

Tutte? Una nazione può campare senza Banche?

Non so perché una prospettiva simile non si è mai presentata e non so neppure immaginarla. Il popolo americano incolpa della catastrofe Bush e ha precipitato McCain a meno 10 su Obama. McCain è terrorizzato: è scappato dal programma di David Letterman – che lo ha sfottuto ferocemente per tutta la trasmissione – e ha chiesto di rinviare il primo dei tre confronti televisivi con Barack, con una scusa penosa (“Il Paese è in pericolo, devo sospendere la campagna elettorale”), per poi ripensarci. Si direbbe che Obama sia già il nuovo presidente.

Il piano da 700miliardi salverebbe la situazione?

Si dice che ci vorranno 2 generazioni per saldare il conto. Il piano, a sua volta, introduce nel sistema elementi preoccupanti (inflazione, altro debito), ma a quanto pare non se ne può fare a meno. L’ultima bocciatura è venuta addirittura dai repubblicani: “E’ solo un modo per finanziare Wall Street a spese del contribuente”. Sembrerebbe un tentativo disperato di distinguere la posizione di McCain da quella di Bush. Il fatto che si voti rende tutto ancora più incerto. I democratici volevano che in questa fase si mettesse a disposizione solo una tranche da 250miliardi, in modo da non dare un assegno in bianco a Bush.

Che cosa farebbero con questi 700 miliardi?

Comprerebbero dalle banche i cosiddetti titoli tossici, cioè questa roba che giace a montagne nelle casseforti delle banche, che ha un valore nominale x e che nessuno è disposto ad acquistare. Trattandosi di carta, se nessuno vuole comprarla il suo valore è zero. La tragedia è che si sono messi sul banco 700miliardi per acquistare questa spazzatura e ricapitalizzare gli istituti, ma in realtà nessuno sa di quanti titoli si tratti. Benché nella storia degli Stati Uniti un’operazione finanziaria di questa portata non sia mai stata fatta, potrebbe addirittura essere insufficiente. Bernanke, il 9 agosto dell’anno scorso, all’inizio del terremoto, disse che si trattava di perdite per un centinaio di miliardi al massimo. L’ultimo numero pronunciato, qualche settimana fa, è stato 2000miliardi. Ma è certamente falso anche questo: Bce e Federal hanno già tirato fuori più o meno 2000miliardi, immettendo liquidità nel sistema o resuscitando banche morte. Se questi 2000miliardi non sono serviti, e ce ne vogliono almeno altri 700, e nessuno sa a quanto ammontano davvero le perdite, significa forse che viaggiamo intorno ai diecimila miliardi di dollari? O intorno ai centomila? O intorno al milione di miliardi?

Sono numeri piuttosto inconcepibili.

Senta questa frase di Sidney Winter, docente della Whartoin a Filadelfia, che Mucchetti ha messo ieri in testa a una sua analisi sull’indebitamento americano: “Abbiamo scoperto che la nostra ricchezza è di qualche migliaio di miliardi di dollari inferiore alle attese e ora dobbiamo decidere come ci dividiamo la sberla”. Il ministro del Tesoro americano, Paulson, è oltre tutto un ex Goldman Sachs, che tra due mesi, quando ci sarà il nuovo presidente, tornerà a Wall Street. Il sospetto che quel che sta facendo sia in funzione del ritorno a casa è molto forte.

E l’Europa? E il resto del Mondo?

Ieri il China South Morning Post di Hong Kong ha scritto che il governo di Pechino ha diffidato le banche cinesi dal prestare soldi alle banche americane. C’è stata una smentita, ma qualche circolare deve essere girata. Negli Stati Uniti il partito degli isolazionisti è stato sempre piuttosto forte. Il rischio è che adesso a mettere in quarantena quel Paese (e con conseguenze inimmaginabili) sia il resto del Mondo.

30-09-2008: Crac delle Borse. Perché ora va k.o. pure l’Europa?

Il piano Bush è stato respinto e non si sa quanti soldi le nostre banche hanno prestato agli istituti Usa falliti.

Al piano da 700 miliardi di dollari di Bush, Paulson e Bernanke non credono neanche gli europei. Ieri, la camera Usa lo ha respinto con 228 voti contro 205; le Borse sono venute giù a valanga, Londra e Parigi hanno perso più del 5%, Milano il 4,70%, Francoforte il 4,23%. Unicredit è stata sospesa al ribasso per 2 volte. “Sospendere al ribasso” significa: il titolo viene ritirato dalla contrattazione perché l’oscillazione è esagerata. Queste sospensioni si decidono in genere quando il titolo va su o giù di un 20%. Unicredit ha poi chiuso a 2,985 euro con una flessione del 10,23. Ma le frane maggiori sono all’estero. Fortis, un gruppo assicurativo franco-olandese, ha perso il 30% del suo valore la scorsa settimana e il 23% solo ieri. Per evitare che fallisse, lasciando milioni di clienti a secco, la compagnia è stata nazionalizzata col sistema di far entrare Belgio, Olanda e Lussemburgo nel 49% del capitale (cioè: ciascuno dei 3 Paesi ha acquistato il 49% della Fortis di casa sua). Ancora peggio l’Hypo Re: è andata giù del 73% e la Merkel, come aveva fatto l’anno scorso con la Landesbank Sachsen Girozentrale, ha costretto un pool di banche a tirar fuori i soldi per non farla saltare. Gli inglesi stanno procedendo alla nazionalizzazione di Branford and Bingley e i francesi sono in ansia per Dexia che ieri ha lasciato sul terreno il 28,5%.

La tempesta in Europa è collegata a quella americana? Però come fa un guaio combinato negli Usa ad avere riflessi così grandi da noi?

Dipende dal sistema delle garanzie. Quando lei va in Banca a chiedere un prestito le chiedono una garanzia e, di solito, se la richiesta di finanziamento ha una certa consistenza, vogliono che lei impegni la casa. E’ la stessa cosa tra le banche. La banca A chiede i soldi alla banca B e la banca B, per darglieli, vuole delle garanzie. Ora, mentre quando si tratta di una singola operazione con un privato cittadino c’è tutto il tempo e il modo di garantirsi con la casa, per le migliaia di transazioni che le banche fanno tra loro non c’è tempo per garanzie troppo pesanti. Mi prendo i soldi e ti passo un mucchio di obbligazioni ZZZ, ti pago la commissione e sei felice; poi la banca che si è presa le ZZZ ha a sua volta bisogno di liquidità (diciamo tra le 11,30 e mezzogiorno) e gira un po’ di ZZZ a una consorella di Tannarive…

Carta per carta?

Sì. Ora, il valore della valuta che ricevo – oscillante pure lui – è però quello che è, diciamo pure per semplicità, che i dollari, gli euro o i franchi svizzeri sono una sicurezza e fanno la parte che un tempo era dell’oro. Ma l’obbligazione ZZZ? Io la piglio e di solito si tratta di un titolo che contiene pezzetti di altri titoli, ognuno dei quali contiene pezzetti di altri titoli, roba buona e roba andata male o non commestibile messa insieme. Non so neppure quello che è, e alla fine non me ne importa perché le ZZZ che ho rifilato oggi a qualcuno mi torneranno magari domani in garanzia di altri movimenti e io accetterò senza esitare. Questo fino a ieri, quando c’era la fiducia che le ZZZ avrebbero circolato senza problemi dovunque. Ma ora nessuno vuole più le ZZZ, nessuno sa cosa ci sia nelle ZZZ, nessuno sa quante ZZZ circolino nel Mondo e dove siano ora. Le banche americane si scambiavano soldi e ZZZ con le banche europee e le hanno impestate. Prima hanno cominciato ad andare giù loro e poi abbiamo cominciato ad andare giù noi. Tenga conto che ora, oltre ai problemi delle ZZZ, c’è anche la questione dell’esposizione verso le banche fallite. Quanti soldi dovevano avere gli europei da Lehman Brothers, per esempio?

E i 700miliardi avrebbero portato qualche beneficio anche a noi?

Non credo. Anche se la Camera degli Stati Uniti avesse approvato il piano, alle loro banche pensano loro. Alle nostre dobbiamo pensare noi. Intanto Trichet non intende abbassare il tasso di sconto.

Unicredit?

Unicredit ha comprato nel 2005 la tedesca Hypovereinsbank, la più grande fusione cross-border (cioè tra due confinanti) di tutti i tempi. Gli operatori credono di sapere che la Germania sia il mercato messo peggio. Unicredit ha un’importante presenza in Germania. Ergo, si vende, che la cosa abbia senso o meno. Faccio sapere che la Fondazione Cariverona ha approfittato del ribasso per comprare, e ha adesso un pacchetto del 5%.

Qualcuno ha capito se i subprime e il resto valgono mille miliardi, centomila o un milione?

No, non lo ha capito nessuno e questo è il problema.

01-10-2008: Wall Street si rialza, ma noi siamo al sicuro?

Piano anti-crisi: nuovo appello di Bush. A Milano, giù Unicredit ma le banche italiane sono stabili.

Bush ieri ha telefonato a Obama e McCain, ha chiamato i parlamentari repubblicani che hanno votato contro il piano da 700miliardi di dollari, ha rivolto un altro appello alla nazione (se le misure predisposte non saranno approvate i danni saranno “duraturi e dolorosi”), infine ha fatto capire che un piano simile a quello respinto dalla Camera sarà ripresentato al più presto. Pare che stavolta i deputati repubblicani – pentiti del voto contrario – non si opporranno. Così Wall Street è andata bene e le Borse europee pure: rialzi medi del 2%. Nelle ultime 24 ore non ci sono neppure notizie di fallimenti: i francesi stanno salvando Dexia; il governo irlandese ha garantito sei banche; gli inglesi sembrano decisi a nazionalizzare tutto quello che serve. Solo Milano è andata male: l’indice Mibtel ha perso lo 0,56% e Unicredit è precipitata di 12,6 punti percentuali, anche se nel dopo Borsa gli operatori hanno ricominciato a comprare e il titolo ha guadagnato più del 3%.

Proprio di questo volevo parlare. L’Italia.

Intanto Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit, ieri ha assicurato tutti che la banca non ha problemi: “Se anche non ricorressimo al mercato per 90 giorni, avremmo liquidità sufficiente”. “Ricorrere al mercato” significa: chiedere soldi in prestito. La presenza di liquidità è quello che ci vuole in questo momento. Anche Draghi ha detto che il sistema italiano si poggia su una base di liquidità ampia. I soldi ci sono.

Allora perché Unciredit va giù?

L’andamento di un titolo, soprattutto in un periodo breve, può non aver alcun rapporto con lo stato reale della società. Mentre alla lunga le blue chips (cioè le azioni principali) danno sempre soddisfazione e ci sono serie statistiche che lo dimostrano in modo inoppugnabile, i corsi di un mese o di una settimana possono essere molto ingannevoli. La Borsa vende perché pensa che domani il titolo costerà meno di oggi e quindi si potrà ricomprare a prezzo migliore. Nel caso di Unicredit ci sono le voci, che si rincorrono da un pezzo, e dipendono principalmente dal fatto che quella grande banca ha un importante comparto in Germania e nell’Europa dell’Est.

Ma in generale il nostro sistema regge o no? Noi siamo sempre i peggiori di tutti e sarebbe strano che proprio ora..

Eppure stavolta risultiamo tra quelli che stanno messi meglio. Finora ci sono stati default o interventi di salvataggio straordinario un po’ dappertutto, Inghilterra, Francia, Germania, Belgio e Benelux. Da noi, a parte le chiacchiere sulla Unicredit, niente. Un po’ dipende dalla nostra arretratezza, e cioè i nostri banchieri e bancari non hanno poi tutta questa dimestichezza con i nuovi strumenti che hanno indotto la peste nel sistema. Quando ci hanno provato, hanno combinato pasticci e la magistratura se n’è accorta (pensiamo ai giochino di De Bustis e della Banca 121 in Salento, ad esempio). In secondo luogo, la nostra Banca d’Italia, quando ha perso il controllo sulla moneta, ha aumentato il suo servizio di vigilanza, che prevede la tutela della concorrenza e della stabilità. Concorrenza e stabilità fanno a pugni, ma alla nostra cultura la concorrenza è abbastanza antipatica e quindi sia il vecchio Fazio che il giovane Draghi hanno badato soprattutto alla stabilità, cioè che gli istituti stessero in piedi e non facessero troppe pazzie. I risultati, fino ad ora, si vedono.

Proprio nessun guaio?

Ci sono 40mila risparmiatori, quasi tutti in Lombardia, a cui si è dissolto il gruzzolo a causa del fallimento Lehman e della liquefazione delle obbligazioni relative. Ci sono timori per il Crediop, che è controllato dalla francese Dexia. Dexia e Crediop prestano volentieri agli enti locali e i nostri enti locali hanno fatto parecchie frittate con i derviati. L’esposizione complessiva di Regioni, Province, Comuni è di 35miliardi. Campania, Sicilia, Marche e Lazio sono rimaste impigliate in Lehman Brothers (2-3miliardi), Milano ha 25milioni depositati nella Depfa Bank (Irlanda) che non ha più soldi in cassa.

Ma perché un’amministrazione si mette in guai simili?

Ristrutturano il debito, si fanno dare un po’ di denari e contano sul fatto che il peso della restituzione ricadrà su qualche amministrazione futura. E’ un girone infernale e pericolosissimo. Tremonti ha congelato qualunque nuova emissione. E comunque, se ci fosse il default di un’amministrazione pubblica, pagherebbe il Tesoro o la Cassa deposito e prestito. Il cittadino ne risentirebbe, certo, ma non in modo drammatico.


Ultimo Aggiornamento alle 20.00 del 28/09/08 - Creato con Blocco Note da Marco Merlino. Home