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26-04-2008: Alitalia può davvero sperare nel prestito?

Pronti 300 milioni dal governo ma sarà difficile provare che non è un aiuto di Stato.

Che è successo?

E’ successo che lunedì scorso i francesi, cioè Spinetta, hanno ritirato l’offerta. Un comunicato semplice in cui stava scritto: tutto quello che abbiamo messo sul tavolo lo scorso 14 marzo non vale più perché nel frattempo il kerosene è aumentato troppo ed a questo punto bisogna rifare tutti i conti.

Una scusa.

Fino a un certo punto. Alitalia vola con aerei troppo vecchi che consumano il triplo dei concorrenti. Anche per questo avrebbe bisogno di rinnovare la flotta. Senza abbassare i prezzi, oggi non si sta sul mercato. Ma nella mossa di Air France c’è indubbiamente anche un intento tattico: saltata la trattativa con Air France, la compagnia non avrebbe più potuto ricevere dallo Stato italiano i 100-200 milioni di prestito per tirare avanti fino al perfezionamento dell’acquisto. Infatti, in presenza di un compratore credibile, e che si è impegnato, è possibile immettere a debito liquidità nella compagnia in modo da farla tirare avanti fino alle firme e all’espletamento delle pratiche. Senza compratore, è invece impossibile, perché la regola europea è che a un’azienda l’aiuto di Stato può essere concesso solo una volta e Alitalia ha già sfruttato questa opportunità: ha preso poco meno di tremila miliardi di lire nel 2001 e non ha quindi più diritto a farsi dare soldi dallo Stato fino al 2011.

E allora che cosa sono questi 300 milioni che il governo crede di potergli dare?

Finché non si insedia il governo Berlusconi, intorno al 12 maggio, continuano ad amministrare Prodi e Padoa-Schioppa. Beh, Alitalia ha soldi per un paio di mesi al massimo e perciò Prodi, dopo la rottura di Air France, ha riunito il consiglio dei ministri e discusso il da farsi. L’idea iniziale era di mettere sul tavolo 100-150 milioni, attraverso uno stanziamento del ministero dell’Interno giustificato dal fatto che, se Alitalia fallisse, il Paese resterebbe senza aerei e questo creerebbe un problema di ordine pubblico. E’ stato consultato Berlusconi, in quanto futuro premier, e questi ha consigliato di tirare fuori più soldi. Si è così deciso per i 300 milioni, rinunciando all’idea del ministero dell’Interno e ricorrendo invece ad un fondo rotativo destinato inizialmente a finanziare la ricerca. Soldi cioè che entrano ed escono (rotativo) e che in questo momento non aspetta nessuno. E’ stato emanato un decreto e non è stata fatta alcuna notifica a Bruxelles, dato che non trattandosi – secondo gli italiani – di aiuti di Stato, non c’era da notificare un bel niente.

Se sono soldi dello Stato come fa a non essere un aiuto di Stato?

I nostri sostengono che i tassi sono quelli di mercato e che il problema è l’ordine pubblico. Dicono poi che si tratta sempre di aspettare il compratore. Pressati, Tronchetti Provera e soprattutto Ligresti hanno rilasciato dichiarazioni di disponibilità. E anche Banca Intesa, per bocca di Enrico Salza, ha detto che la cosa non è esclusa. Ma naturalmente, un conto è rilasciare una dichiarazione alle agenzie, un altro è impegnarsi seriamente a un acquisto, magari dettando condizioni vincolanti come ha fatto Air France. La Ue, sia pure diplomaticamente, ha già risposto sostanzialmente di no.

E allora è finita?

La lettera del commissario Barrot dà al governo italiano 10 giorni per presentare una cordata che faccia una proposta vincolante. Se ci sarà questa cordata, ai 300 milioni sarà dato il via libera. Altrimenti no. Certamente Berlusconi, una volta insediato, potrebbe tirar dritto e andare allo scontro con gli organi comunitari. Ma ricorsi e multe ci farebbero pagare cara la nostra ostinazione. Annunciano cause, infatti, anche le compagnie aeree concorrenti, tipo Ryan Air. Che i 300 milioni siano un aiuto di Stato mi pare difficile da contestare. E c’è un altro punto: prestati i soldi ad Alitalia, che succederà nel caso il compratore non si manifestasse e l’azienda andasse a ramengo? Ipotesi tutt’altro che remota. I soldi, in quel caso, sarebbero persi. E – come già detto più volte la Ue – non si tratta di denaro di Prodi o di Berlusconi. Si tratta di denaro dei contribuenti.


Ultimo Aggiornamento alle 20.00 del 28/09/08 - Creato con Blocco Note da Marco Merlino. Home